di Samuele Paolucci

 

Lo scorso ottobre è stato pubblicato I giovani e la memoria (Funambolo ed.) a cura di Giuseppe Manzo. Il libro racconta l’esperienza della prima edizione del concorso omonimo che assegnò il 3 maggio 2019 sette borse di studio ad altrettante scuole della provincia. Proprio in questi giorni si stanno tenendo presentazioni del testo in Sabina e l’occasione è buona per affrontare un tema importante e attuale, visti i rigurgiti neonazisti di cui si sente parlare nelle cronache degli ultimi giorni.

Perché non abbiamo memoria del futuro? Lasciamo volentieri la questione ai filosofi. Noi possiamo (e dobbiamo) chiederci: come sarà la Memoria del futuro? In altre parole, che rapporto avranno le prossime generazioni con la storia, il passato e in particolare gli eventi drammatici del secolo scorso? La risposta ce la suggerisce il sottotitolo del libro: Gli episodi della Resistenza a Rieti e in provincia raccontati dagli studenti reatini. C’è memoria quando c’è racconto e questo deve nascere dall’impegno dei soggetti coinvolti, anche se non hanno vissuto in prima persona gli eventi narrati.

Perché un tale racconto possa nascere è necessario che le istituzioni (in questo caso l’Anpi, la Cgil e l’Ufficio  Scolastico Provinciale) lo rendano possibile con azioni di promozione concrete, come è stata l’indizione del concorso. In oltre è necessario l’apporto e l’apparato scientifico delle discipline storiche e più in generale un’opera di contestualizzazione che renda possibile orientarsi nelle complicate vicende del passato. A questo scopo sono dedicati i primi capitoli del testo, che incrociano riferimenti storici precisi alle esperienze dei testimoni.

Ma i ragazzi sono coinvolti?  È la loro terra a chiamarli, il passato personale di genitori e nonni. Non solo: sono carichi di futuro, di un futuro concreto. E lo mettono in ogni cosa che fanno. Per questo lo stupore di fronte all’ignoranza e all’indifferenza: non accetterebbero di diventare adulti inconsapevoli, senza memoria, come tanti di quelli che purtroppo hanno davanti.

Alla loro età così breve e piccola, la loro memoria è densa, fresca e viva. Non ne sono appesantiti come gli adulti, che cadono spesso in confusione e distrazioni imperdonabili. Questo dà una misura del valore che può assumere la Memoria per loro: una nuova modalità di pensiero, come guardare alle cose, far proprio un esempio storico per poter reagire in condizioni analoghe.

Poi la Memoria è un vaccino. Combattere l’ingiustizia e affermare la libertà nell’immaginazione aiuta a farlo anche nella vita reale, in privato come in pubblico. Un’immaginazione creativa che smentirà chi crede i nostri giovani completamente inebetiti nella rete. A tal proposito è davvero apprezzabile la lettura dei testi integrali prodotti dagli studenti riportata nell’appendice del libro.

Se c’è una forma di “memoria del futuro” questa è la speranza. Sapere che i ragazzi hanno cuore e cervello per raccontare le tragedie del passato come se fosse un loro ricordo non può che far ben sperare. Il loro esempio ci fa capire che la Memoria è un saluto, saluto insieme d’addio e di benvenuto e che vale come un continuo abbraccio.