La prima frase che si legge entrando nella home del sito di www.funamboloedizioni.com è:

I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni.
Philippe Petit

Stando alla citazione, di limiti la casa editrice ne è praticamente sprovvista, dal momento che dal 2014 i sogni che si coltivano sono stati e sono tuttora davvero tanti. Però non è facile. Non lo è stato e non lo è tuttora. Probabilmente non lo sarà mai, ma se avessimo voluto una vita facile non avremmo aperto una casa editrice. Indipendente. In Italia.

C’è chi ci guarda con ammirazione e chi con invidia; c’è chi fa fatica a comprendere il nostro mestiere, chi invece lo idealizza e chi ci rivolge sguardi compassionevoli; c’è il “ma chi te lo ha fatto fare” e “avete fatto bene a farlo”. Hanno tutti ragione. E tutti torto.

Il fatto è che Funambolo – né più né meno come qualsiasi altra realtà di questo mondo ideata e progettata dall’uomo – è comprensibile solo a chi Funambolo lo ha fatto nascere, lo ha nutrito e accudito. Quel che al di fuori può sembrare bellissimo in realtà non lo è, quello che può sembrare difficile invece è banale, la rigidità insicurezza, la “figaggine” fragilità.

Quel che possiamo fare è iniziare a farci conoscere un po’ meglio e ad avvicinarci a voi. Lo facciamo oggi per la prima volta, a cuore aperto, promettendo che – qualora lo vogliate – ogni settimana vi racconteremo una parte di noi, della vita della redazione, di alcuni aspetti più pratici e altri meno del nostro mondo. Percorreremo un viaggio insieme, alla scoperta di Funambolo.

Partiamo?

Tre aggettivi per descrivere Funambolo edizioni.

Antonella: Passione, professione, amicizia.

Michela: Scommessa, divertimento, ricerca (il quarto sarebbe “sbocco di sangue”).

Saveria: Tenacia, libertà, sacrificio.

 

Funambolo 2030, che cosa vi aspettate dal futuro?

Antonella: Trovare il libro che non ti aspetti, quello che ci farà vendere un milione di copie.

Michela: Che i libri di Funambolo siano a scaffale in tutte le librerie.

Saveria: Aver lasciato un segno su questo mondo, quello per cui poter dire che nonostante i sacrifici ne sarà valsa la pena.

 

Visto che si parla di limiti… un limite della casa editrice.

Antonella: Ci mancano i soldi (anzi, se qualcuno vuole aiutarci…).

Michela: Dobbiamo fare ancora più ricerca, ci manca il tempo. Un limite generale è che troppi lettori conoscono solo le grandi case editrici, le major.

Saveria: Il non riuscire a far conoscere i nostri libri al più vasto pubblico di lettori possibile, e farlo innamorare delle nostre pubblicazioni.

 

Un limite, ora un rimpianto.

Antonella: Nessuno.

Michela: Non aver preso i diritti di Brenda Navarro.

Saveria: Esserci fatti sfuggire “La cicatrice” di Graziano Versace. Mannaggialamiseria.

 

Per finire, un aneddoto.

Antonella: Tutti quelli che mi vengono in mente non si possono raccontare!!! 🙂

Michela: Quando Erri De Luca (che ha scritto la nota di accompagnamento a un nostro libro, In capo al mondo) ci ha definito “le stampatrici”. Che amarezza!

Saveria: Michela mi ha rubato l’aneddoto… Ce ne sono diversi, un aneddoto simpatico risale al primo anno al Salone del Libro di Torino, quando di notte siamo andati a prendere Nalle, autore svedese de Il manifesto del Clown, all’aeroporto e sono riuscita a insegnargli una tipica canzone popolare in dialetto reatino. Alla fine cantava solo Su jemo a Termenillu.

Questa prima tappa è andata, la prossima settimana vi parleremo di come lavora la nostra redazione. Se avete idee e suggerimenti, siamo a disposizione!

Per concludere, abbiamo aperto con una citazione, concludiamo con una citazione:

Lavora in silenzio e lascia che il tuo successo sia il tuo rumore.

Frank Ocean

 

E ora torniamo a lavoro.